Cronache di ordinaria omofobia Report 2020-2021
Aggiornato a Maggio 2021
Figura 1. Distribuzione delle vittime di omofobia sul territorio
Il territorio
Questa è l’Italia omofoba tra il 17 maggio 2020 e il 17 maggio 2021. Un anno di ordinaria omofobia in cui le vittime rilevate (cioè quelle che hanno esplicitamente sporto denuncia alle Forze dell’Ordine per fatti penalmente rilevanti anche in assenza di una specifica legge contro l’omotransfobia) sono almeno 190. Non è affatto escluso che un buon numero di ulteriori vittime abbiano fatto lo stesso ma non abbiano reso pubbliche le cose. E’ sicuro che molti, per loro motivi non condivisibili ma da rispettare, abbiano sopportato senza denunciare. La mappa è comunque, già di per sé, piuttosto colorata.
Le osservazioni che seguiranno saranno dannatamente di parte, faziose quasi come quelle di chi sostiene che l’omofobia miete al massimo trentacinque vittime all’anno. La differenza è che qui si dicono cose vere e basate su una ricerca seria e paziente mentre là si spacciano bufale.
Figura 2. Distribuzione episodi di omofobia nel tempo, giorno per giorno
Giorno per giorno
Il “barcode dell’omofobia” (una stanghetta colorata, un episodio) parla di 138 episodi (solo tra quelli penalmente rilevanti, quindi eccettuati semplici insulti o espressioni scritte o verbali non dirette a una precisa persona fisica) che hanno coinvolto un totale di 190 vittime. Quasi tre episodi ogni settimana; più di una vittima ogni due giorni.
Figura 3. Distribuzione mensile delle vittime di omofobia dal 17 maggio 2013 al 17 maggio 2021
Anno per anno
Nell’anno del COVID, l’omofobia non è diminuita rispetto ai due anni precedenti: dopo i picchi delle estati 2018 e 2019 (straordinariamente coincidenti con l’ascesa e la caduta del primo governo “giallo-verde” con Matteo Salvini ministro degli Interni), il livello di omofobia non è più tornato ai numeri degli anni precedenti. Anzi: nell’ultimo anno si sono registrate 7 vittime in più rispetto al precedente. Il fenomeno dello sdoganamento politico della violenza e dell’odio, non è reversibile su brevi termini.
Figura 4. Distribuzione mensile delle vittime di omofobia dal 17 maggio 2020 al 17 maggio 2021
Mese per mese
Come sempre, il maggior numero di episodi e di vittime si è registrato nei mesi estivi, quelli cioè in cui si verificano più interazioni tra persone. Nel 2020-2021 sembra che la curva dell’omofobia sia inversa a quella del COVID. A conferma di questa ipotesi, nei mesi di maggior restrizione, si sono registrati quasi unicamente fatti non aggressivi, che quindi non richiedono interazione diretta tra persone. Sembra invece che, nei periodi di maggior libertà di movimento, siano esplosi l’odio e la violenza repressa nei mesi precedenti.
Figura 5. Vittime di omofobia secondo il tipo di episodi
I vari tipi di omofobia
Qualitativamente, il fenomeno omofobico è invece molto cambiato. Per la prima volta, il numero di vittime di episodi non aggressivi supera di gran lunga la maggioranza. La tendenza a denunciare anche fatti diversi dalla violenza fisica era già in atto a partire dal 2017 e in particolare da quando si sono celebrate le prime unioni civili. Ora però, questa tipologia di episodi va oltre la media degli ultimi otto anni.
E’ diminuito il numero di suicidi, il che significa che l’omosessualità non è più vissuta con una tale vergogna da meritare di essere auto-punita, e che le persone LGBT si sentono meno inadeguate e meno isolate.
Riprende però la violenza omicida, che, negli anni precedenti, sembrava in diminuzione.
Figura 6. Vittime di omofobia secondo gli ambienti in cui si sono verificati gli episodi
Gli ambienti dell’omofobia: la strada
Dato che il luogo preferito dagli omofobi è la strada (il 41% delle vittime degli ultimi 8 anni ha denunciato episodi avvenuti per via, in piazza o in non-luoghi come le stazioni ferroviarie), ci si attenderebbe che, nell’anno delle strade deserte, gli episodi di questo tipo sarebbero diminuiti. E’ successo il contrario: si arriva al 44%. Di nuovo: la maggior parte degli episodi di questo tipo si sono verificati nei mesi di minor restrizione degli spostamenti, confermando che il potenziale di violenza repressa era veramente alto.
Gli ambienti dell’omofobia: i locali del tempo libero
A conferma dell’ipotesi di omofobia come sfogo di violenza repressa, è singolare il dato degli episodi avvenuti nei luoghi del tempo libero quali le discoteche, i bar e i ristoranti, le spiagge. Il numero di vittime che hanno denunciato nel 2020-’21 è inferiore alla media degli ultimi anni (si passa dal 17% all’11%) ma non di molto, se si tiene conto che i locali pubblici sono stati aperti solo per sei mesi.
Gli ambienti dell’omofobia: la famiglia
E’ in aumento il numero delle vittime che hanno denunciato trattamenti omofobi da parte della famiglia (si passa da una percentuale media del 15% a una attuale del 18%). Tale incremento è dovuto solo parzialmente all’aumento smisurato del tempo passato in casa. In realtà, le denuncie di questo genere si riferiscono a episodi distribuiti lungo tutto l’anno, con un picco nello scorso agosto (6 casi). L’aumento indica piuttosto una presa di coscienza: dopo la registrazione di due episodi eclatanti (l’uccisione di Maria Paola a Caivano e la storia di Malika cacciata di casa a Castelfiorentino), molte altre persone hanno trovato il coraggio di denunciare fatti simili avvenuti anche nel passato.
Gli ambienti dell’omofobia: scuola e lavoro
La diminuzione percentuale degli episodi di omofobia registrati a scuola è ovviamente dimezzata (dal 5% al 2%), visto che la scuola è stata quasi sempre chiusa. Ci si stupisce piuttosto che il fenomeno non sia del tutto sparito.
Al contrario, è sostanzialmente invariata la percentuale di episodi sul posto di lavoro, che passa dal 5% scarso al 4% abbondante. E anche questo dato cozza con la forte diminuzione del tempo trascorso nei luoghi lavorativi. Vuol dire che si sono avuti gli stessi casi degli anni precedenti ma concentrati in un tempo molto minore, il che può significare due cose: che gli uffici, le fabbriche, i luoghi di commercio sono diventati più omofobi, oppure che le vittime, avendo superato il livello di sopportazione, hanno acquisito il coraggio di denunciare.
Gli ambienti dell’omofobia: il web
Il 2020-2021 è l’anno del web e, di conseguenza, dell’esplosione dell’omofobia in rete. Dall’11% medio di episodi registrati in “altri luoghi” rispetto a quelli precedentemente esaminati, si passa al 20%. Per la maggior parte, si tratta di messaggi, perlopiù pubblici, di violenta diffamazione nei confronti di persone lgbt, quando non di vere e proprie campagne di stalking informatico.
Figura 7. Distribuzione delle vittime per genere e identità di genere
I generi delle vittime
L’omofobia si conferma come un fenomeno che colpisce soprattutto chi si non si adegua allo stereotipo maschile o vi si allontana: le vittime di sesso maschile rappresentano il 74% (72% cisgender e 2% transgender). Le femmine cisgender denuncianti si attestano su una percentuale non molto superiore alla media degli anni passati (dal 16% al 18%). Diminuisce la percentuale di vittime trasgender (dal 12% medio all’8% attuale), ma ciò si deve soprattutto al calo di episodi connessi all’esercizio della prostituzione, il che sembra essere è a sua volta connesso a due fenomeni: da una parte la diminuzione del numero di donne trans costrette a prostituirsi, e dall’altra il lockdown che ha compresso di molto il numero di lavoratrici sessuali presenti per strada.
Figura 8.. Distribuzione vittime per fasce d’età
L’età delle vittime
La distribuzione delle vittime dell’anno 2020/2021 per età, non varia molto rispetto alla media degli anni precedenti. Aumentano di poco i soggetti con età compresa tra i 31 e i 40 anni; diminuiscono di poco quelli di tutte le altre fasce d’età. Ma la fascia d’età più colpita, si riconferma quella tra i 21 e i 30 anni, non più seguita dalla precedente ma dalla successiva.